Pandemia: laboratorio di comunicazione pubblica

Cultura - 25 novembre 2020

L'attività svolta dall'Osservatorio sulla comunicazione in tempo di crisi diventa un libro

Dal 12 marzo al 2 agosto 2020 l'Osservatorio sulla comunicazione in tempo di crisi  ha svolto un lavoro quotidiano di aggiornamento, analisi e commento dell'emergenza sanitaria e delle sue implicazioni sociali, economiche, culturali. Fortemente voluto dal Rettore Gianni Canova e dal Prof. Stefano Rolando che lo ha diretto e organizzato, l'Osservatorio è stata una cartina di tornasole dell'evento che ha spinto ognuno di noi a ripensarsi, a confrontarsi con nuove priorità, a riprogettare l'esistente. 

Questo lavoro metodico, oltre che meritorio, ha ora preso forma in un volume del Prof. Rolando, con prefazione del Prof. Canova, dal titolo Pandemia. Laboratorio di comunicazione pubblica, pubblicato da Editoriale Scientifica. L'autore individua tre punti-chiave sui quali ci si è interrogati che sono altrettante indicazioni per il futuro. In primo luogo "la qualità e l’organizzazione della presenza della comunicazione scientifica nei media, nei sistemi della salute, nelle istituzioni e nella vita sociale. Lo scopo è di portare a regime questa presenza anche a pandemia finita, perché questo vorrà dire più qualità e più contenuto nell’informazione e nelle realtà educative." Il secondo riguarda "la qualità della politica -con lo sforzo di far convergere su alcuni punti governo e opposizione- che dovrebbe, nell’emergenza, fare continua e faticosa sintesi tra le ragioni delle salute le ragioni dell’economia. Sintesi non vuol dire zig-zag, un giorno ha ragione uno, un giorno ha ragione l’altro. Perché questo avvenga le istituzioni avrebbero dovuto -e tuttora debbono- dare una mission più ampia e profonda alle strutture di comunicazione (integrate da tecnici). Metterle al servizio di questa preziosa sintesi." Infine è necessario "rendere chiari gli obiettivi di medio e lungo periodo. Cioè mettere tutti con la punta del naso nel futuro, obbligare a spingere la resistenza individuale e collettiva verso qualcosa di percepibile. Restiamo piuttosto bravi nell’emergenza, ma siamo una frana nella razionale progettazione delle responsabilità di lungo periodo." 

Il libro si rivela così non solo il punto di arrivo del compito che l'Osservatorio si è prefissato, ma anche il necessario prolungamento, proiettato nell'immediato futuro, di un lavoro che non si è ancora esaurito.