“Una delle dinamiche più particolari in Brasile – spiega il professore IULM di Storia contemporanea Massimo De Giuseppe - riguarda proprio l’assenza di misure di contenimento del virus. Tra aprile e maggio hanno sostituito addirittura 3 ministri della salute. La politica brasiliana è stata caratterizzata dalla ricerca di ricette improbabili che hanno introdotto un elemento teologico più che scientifico andando a ricercare l’appoggio dei gruppi più radicali neopentecostali”
In America Latina e Caraibi sono stati contati, dall’inizio della pandemia, oltre 2 milioni di casi. A contribuire pesantemente al bilancio oltre al Brasile, con circa la metà dei contagi di tutta l'area e 50mila morti, il Perù che, con oltre 240 mila casi, è il secondo Paese in America Latina e il sesto in tutto il mondo. A seguire Cile, Messico, Ecuador, Colombia, Argentina, Repubblica Dominicana e Panama.
“In Cile da subito sono state prese misure anti pandemiche, eppure la situazione è drammatica. In questo Paese più che altrove si evidenzia un enorme distanziamento sociale tra le aree più ricche del paese – che hanno bassi tassi di contagio - e quelle più povere che sono state decimate dal coronavirus. Emerge ancora una volta - con tutta la sua forza distruttrice - la questione sudamericana contraddistinta da una gestione del sistema di salute totalmente asimmetrico e un welfare che necessita di essere completamente ricostruito.”