Il virus e
la forza dell’arte
Conversazione
sul teatro in tempo di Covid tra Gianni Canova e Elio De Capitani
Con estratti
video da Frankenstein, il racconto del mostro
E altri
spettacoli dell'Elfo
Il virus.
Il Teatro.
La forza dell’arte.
Ripartiamo da qui. Dopo i mesi difficili appena trascorsi, IULM ricomincia dal palco del suo Auditorium con un dialogo sulla forza dell’arte e l’importanza di ricominciare.
Gianni Canova ed Elio De Capitani hanno conversato sul teatro in tempo di Covid. Sulla sua chiusura e sulla recente riapertura. Sull’importanza per il teatro di tornare a essere Quolet – il radunante, colui che convoca l’assemblea, senza più cupezza e isterie.
"Un appuntamento che IULM ha fortemente voluto proprio in occasione della ripresa delle lezioni, dopo i durissimi mesi che tutti noi abbiamo passato. Oggi siamo qui in presenza, anche se senza pubblico, per dare un segnale forte di voglia di ripartire. Di fronte all'incapacità dei media di uscire dalla palude della disinformazione e di fronte agli scricchiolii della scienza, oggi invochiamo l'unica parola a cui possiamo attingere, l'unica alla quale aggrapparci con forza. La parola Arte."
— Gianni Canova —
“Durante il lock-down mi è capitato di dire che il teatro è Qoelet, il
radunante, colui che convoca l’assemblea: il parallelo con il personaggio
biblico è doppiamente pertinente, perché
Qoelet si interroga in un soliloquio molto teatrale e ha una coscienza, una
consapevolezza assai moderna, che lo fa assomigliare ad Amleto, anche se è
stato scritto 20 secoli prima. Come ha vissuto il mio teatro il periodo
del confinamento sociale, la chiusura, che colpiva al cuore l’essenza stessa
del teatro, la sua possibilità di convocare l’assemblea dei cittadini, perché
tali consideriamo prima di tutto i nostri spettatori? Quali domande ci ha posto
l’epidemia, come artisti e come persone? Quali risposte abbiamo dato? Come
viviamo ora, a teatro riaperto, pur con numeri ridotti e con tutta la prudenza
e la sicurezza possibile in questo mondo, ma senza cupezze ossessive o isterie,
cercando di tornare ad essere Qoelet. Mi piacerebbe riuscire a spiegare
agli studenti della nostra università lo speciale legame col tempo, coi secoli,
col passato e col futuro, che vive chi fa teatro e che molto aiuta a collocare
nella storia dell’umanità questa particolare pandemia nella sua drammaticità che
ha colpito la nostra regione con particolare durezza. L’Elfo, il mio teatro,
che tra tre anni compie mezzo secolo di vita perché lo fondammo nel 1973,
nei nostri vent’anni o anche meno, e vorrei spiegare il segreto ben
noto del nostro successo così duraturo: fondare l’arte nostra sull’empatia
perché il fare l’attore, in fondo, non è altro che mettersi nei panni
degli altri affinché anche gli spettatori imparino a farlo. Perché se sai
metterti nei panni degli altri cominci a capire tante cose del mondo, ma se ti
metti solo nei tuoi, che vita è? Cosa impari? E infine spiegare il valore
di tutto ciò che è “dal vivo”, sia per quanto questa fatica costa in più sia
per quanto dà in più a tutti, spettatori e artisti.”
— Elio De Capitani —
Foto di Lukas Hemleb ©️ Copyright 2020