Giornata mondiale della traduzione

Cultura - 28 settembre 2021

In occasione dell'International Translation Day, leggi l'intervista della dott.ssa Mara Logaldo, docente IULM di Traduzione audiovisiva, doppiaggio e sottotitolaggio, a cui abbiamo chiesto di parlarci dell’articolato mondo della traduzione audiovisiva.

Oggi è l'International Translation Day, un evento che dal 1991 viene celebrato ogni anno il 30 settembre, in corrispondenza della festa di San Girolamo, il traduttore della Bibbia considerato il Santo patrono dei traduttori.

In occasione di questa giornata, abbiamo intervistato la dott.ssa Mara Logaldo, docente IULM di Traduzione audiovisiva, doppiaggio e sottotitolaggio,  e autrice del volume Teoria e tecnica della traduzione audiovisiva (Dino Audino, Roma, 2021).


Simil sync, voice over, respeaking: il mondo della traduzione audiovisiva è vasto e sfaccettato. Può spiegarci brevemente quali sono le differenze tra le principali tecniche e definizioni di questo particolare tipo di traduzione?

Esatto. Il mondo della traduzione audiovisiva (TAV) è diventato sempre più complesso e variegato. Non si può fare unicamente la distinzione tra doppiaggio e sottotitolazione. Ora ci sono molteplici forme di revoicing e vari tipi di sottotitoli, a seconda dei testi audiovisivi, dei media e dei loro pubblici. Una volta quando si pensava al doppiaggio veniva in mente solo il lip sync, il sincronismo labiale ritmico, quello dei film per intenderci, in cui si cercava di ottenere un'illusione quasi perfetta di naturalezza del parlato filmico e la voce del doppiatore si “incollava” sul volto dell’attore. Oggi il lip sync, nonostante rimanga la forma di doppiaggio più diffusa in Italia per film e serie TV, coesiste con forme diverse di traduzione audiovisiva: il simil sync, che troviamo per esempio nei reality show, in cui il doppiaggio rispetta la lunghezza delle battute (sincronismo ritmico) ma non il sincronismo labiale; il voice over dei documentari, che ci permette di sentire a un volume più basso la voce originale, uno e due secondi prima e dopo la battuta del doppiatore. Anche nel doppiaggio, insomma, si sente sempre più l’esigenza di una negoziazione tra il testo di partenza e il testo di arrivo, non si accetta passivamente una totale sostituzione della colonna sonora. Il respeaking, per esempio, è una forma di sottotitolazione effettuata grazie a un operatore e a un software che, attraverso il riconoscimento vocale, traduce o sintetizza i dialoghi trascrivendoli in tempo reale, rendendoli così accessibili ad ascoltatori-spettatori con problemi di udito o altre forme di disabilità. Ecco, se una volta, pensando soprattutto al doppiaggio, si metteva in evidenza l’espressività, oggi una parola chiave per descrivere la traduzione audiovisiva è “accessibilità”. Lo stesso si può dire per il captioning, ovvero la sottotitolazione. C'è attualmente una grande varietà di forme: sottotitoli in chiaro oppure disponibili on demand, per esempio sulle piattaforme OTT; sottotitoli interlinguistici ma anche intralinguistici, per tradurre dialetti e varianti della stessa lingua, oppure per i non udenti e gli ipoudenti. Anche in questo caso la parola d'ordine e accessibilità.

Quali sono le sfide più insidiose che deve affrontare un traduttore audiovisivo quando si approccia per esempio a un dialogo?

La sfida più insidiosa e quella di non tenere conto di tutto quello che sta avvenendo sullo schermo insieme al dialogo. Nella traduzione audiovisiva ogni elemento della colonna sonora ma anche della messa in scena (luce, colore, costumi, posizione degli attori) è importante per interpretare il dialogo correttamente, ovvero tenendo conto del personaggio, del contesto, dell'intenzione estetica, del sottotesto emotivo. Per questo il traduttore audiovisivo dovrebbe sempre lavorare di fronte allo schermo, mentre osserva ogni dettaglio del video. In ogni caso le sfide sono molteplici e sono di varia natura: linguistica, culturale e tecnica.

Con l’avvento del digitale e con il sistema di automatizzazione, come si è evoluto il lavoro del traduttore audiovisivo?

Si è evoluto moltissimo. Penso soprattutto al campo della sottotitolazione dove, non solo il respeakeraggio, ma ogni tipo di sottotitoli viene ormai realizzato attraverso l’utilizzo dei software. La tecnologia permette di sincronizzare i sottotitoli alle battute del dialogo, individuando i time code con esattezza. Ci sono diversi software dedicati alla sottotitolazione, alcuni disponibili online gratuitamente altri, più sofisticati, a pagamento. Anche nel doppiaggio il digitale ha comportato enormi trasformazioni, nonostante si continuino a usare alcuni termini dell’era analogica, per esempio la parola “anelli” per indicare i segmenti che gli attori devono doppiare durante i turni in studio. In ogni caso, per usare efficacemente la tecnologia disponibile per la TAV, ci vogliono conoscenze specifiche, non solo tecniche (lunghezza e composizione dei sottotitoli, safe area, tempo di lettura) ma anche, ovviamente, linguistiche e culturali.

Come scrive nel suo libro Teoria e tecnica della traduzione audiovisiva (Dino Audino, Roma, 2021) la traduzione audiovisiva non è solo una tecnica ma una vera e propria arte.  Ci può dire quali sono le principali capacità e attitudini che un buon traduttore dovrebbe avere per approcciarsi a questo particolare tipo di traduzione?

La traduzione audiovisiva richiede un alto grado di creatività. Infatti, si parla di adattamento, non di semplice traduzione. Si potrebbero fare innumerevoli esempi nel mondo del cinema: ognuno di noi ha in mente la qualità artistica di versioni italiane di film realizzate da maestri del doppiaggio. Il traduttore audiovisivo deve innanzitutto amare appassionatamente il cinema, la televisione, tutti i media audiovisivi; possedere una cultura dell’audiovisivo, tanto è vero che nel mio corso sono affiancata dal professor Andrea Bellavita, esperto di cinema e di linguaggi televisivi e crossmediali; deve amare la lingua nella sua oralità, ma anche saper trasformare quell’oralità in scrittura quando si tratta di creare dei sottotitoli; deve essere un attento osservatore dei fenomeni linguistici e culturali del suo tempo, per esempio quando si tratta di tradurre lo slang, molto presente nei film e nelle serie televisive contemporanei. Infine, deve essere molto preciso: la precisione, non solo riguardo alla sincronizzazione ma anche alla dizione nel doppiaggio e alla scrittura nei sottotitoli, è di un'importanza fondamentale nella professione del traduttore audiovisivo.

Cosa consiglierebbe a uno studente che voglia specializzarsi nell’ambito della traduzione audiovisiva?

La traduzione audiovisiva è una pratica meticolosa e complessa, ma che dà grandi soddisfazioni: vedere un film o una serie TV in cui gli attori doppiano sul nostro copione o leggere sullo schermo i sottotitoli che abbiamo creato ripaga di tutto lo studio e il lavoro. In questi anni gli studenti della laurea magistrale in Traduzione specialistica e interpretariato di conferenza hanno realizzato i sottotitoli per diversi festival cinematografici, tra cui l’Irish Film Festa, il Bardolino FF, lo Sguardi Altrove Film Festival e altri importanti eventi internazionali: sono esperienze veramente formative. Il consiglio? Per arrivare al livello di professionalità richiesto, oltre a un’ottima conoscenza delle lingue e delle culture occorre uno studio del medium (produzione, dinamiche della distribuzione), delle tecniche della TAV e, naturalmente, molta pratica. Studio, passione, dedizione: solo queste tre cose messe insieme possono permettere al traduttore di affrontare le sfide tecniche, linguistiche e culturali che costituiscono la difficoltà, ma anche il fascino, della traduzione audiovisiva.