L'Europa e i suoi altrove

Cultura - Data pubblicazione 11 aprile 2024 - Data evento 02 maggio 2024

Il 2 maggio nel nostro Ateneo un convegno organizzato dal Dipartimento di studi umanistici

Più o meno dieci anni orsono, nel presentare un libro sulla crisi dell’Europa, sospesa tra i flussi della globalizzazione e i dilemmi metanazionali, Edgard Morin e Mauro Ceruti recuperarono un pensiero di salvezza in una citazione del poeta svevo Friedrich Hölderlin: “là dove cresce il pericolo cresce anche ciò che salva”. La citazione rimanda alla stagione delle guerre napoleoniche che incendiavano il continente in termini nuovi, mettendo a confronto le monarchie dell’ancien régime con i fermenti della statualità illuminista e con la spinta nascente del romanticismo verso un ritorno alla natura alle prese con i primi fermenti tecnologici dell’incipiente rivoluzione industriale.

Nel 2024 questa frase risuona in modo singolare, in questo crepuscolo del primo quarto del XXI secolo in cui i modelli istituzionali, economici e del diritto internazionale generatisi dai drammi e dalle crisi del lungo Novecento e consolidatisi dopo il secondo conflitto mondiale sembrano entrati in una crisi complessa, mentre la dialettica pace-guerra torna ad assumere nuovi connotati e la politica sembra ammantarsi sempre più di elementi di irrazionalità. Un elemento questo che chiama direttamente in causa tanto il rapporto tra cittadini e istituzioni quanto i complessi meccanismi della comunicazione e le pressioni costanti dell’innovazione tecnologica.

In tutto ciò l’Europa sembra aver definitivamente perso non solo quella centralità che l’aveva caratterizzata nella stagione dell’affermazione dello Stato-nazione, esportata violentemente nell’età degli imperialismi e perduta dopo il dramma delle guerre mondiali ma sembra anche aver smarrito quello spirito innovativo e di ricerca del dialogo istituzionale e culturale che aveva accompagnato il sogno fragile della potenza civile costruito attorno al processo di integrazione postbellico.
Questa stasi ha favorito, in un continente invecchiato, il generarsi di nuove paure e la genesi di nuove narrazioni esclusive e autoassolutorie tendenti a cancellare non solo la complessità della storia europea nel lungo periodo ma anche la sua tendenza all’osmosi e all’incontro, anche oltre i suoi confini esterni.

Eppure, per riprendere l’impulso alla scoperta di Hölderlin, la ricchezza dell’Europa è sempre venuta dalla sua complessità ed è maturata nei frangenti in cui ha saputo confrontarsi con i suoi confini visibili e invisibili invece di negarli e richiudersi in se stessa, tanto politicamente quanto, culturalmente. Il Mediterraneo ne rappresenta un esempio ideale, nel costante lavarsi delle sue acque nel bacino della storia, quella rumorosa delle crociate e quella silenziosa dei mercati, come scrisse Fernand Braudel in un momento tragico della nostra storia contemporanea o come affermò La Pira recuperando l’idea del diritto romano come architrave dell’incontro tra mondi e culture diversi.

Questi percorsi di incontro non sono naturalmente solo culturali ma anche materiali e immaginari e vanno dagli alimenti e dalle materie prime alle cosiddette “scoperte” fino alle invenzioni fantasmagoriche di Salgari o Verne.
Incontri, scontri, scoperte e invenzioni ma anche tradizioni culturali e alimentari passano da questi altrove che formano il senso stesso dell’Europa, oltre i limiti dell’Universitas Christianorum medievale e le brutalità della conquista delle Americhe che servì ad alimentare tanto le guerre di religione quanto le innovazioni artistiche del rinascimento. Riscoprire questi altrove è dunque essenziale per rilanciare uno spirito civile e di confronto che ritorna al senso stesso dell’accademia come luogo di incontro tra diversi e di formazione di saperi aperti (il senso originario dell’università) ma anche per superare le schematizzazioni delle cancel culture nel confronto con le complessità del passato.

In questo 2024 in cui l’Università Iulm si sperimenterà con il nascente museo della comunicazione (tam tam) e in cui la parola dell’anno individuata dal Rettore è “avventura” nel senso etimologico di ciò che dovrà accadere (avvenimento straordinario, promettente e, proprio per questo, rischioso… avventuroso) ci è dunque parso importante organizzare questo convegno che, pur partendo da una ossatura di tipo storico, e nello specifico di storia contemporanea, vuole aprirsi a un serio confronto interdisciplinare che tenga conto delle necessarie contaminazioni e incontri con il mondo dell’epistemologia, della comunicazione, delle arti che contribuiscono alla formazione sempre in divenire degli immaginari collettivi. Il respiro sarà di lunga durata e vaglierà il confronto dell’Europa con i suoi altrove (mondi altri e loro introiezioni più o meno inconsapevoli) ma con particolare attenzione al lungo Novecento e ai dilemmi della contemporaneità. Di qui l’idea della collaborazione con la Società italiana per lo studio della storia contemporanea (Sissco), come patrocinatore e naturale interlocutore.

Promotori: Università Iulm, attraverso il Centro di ricerca su Culture e scienza della sostenibilità del Dipartimento di Studi umanistici
Con il patrocinio della Società italiana per lo studio della storia contemporanea (Sissco)

Comitato scientifico: Mauro Ceruti, Massimo De Giuseppe, Guido Formigoni, Giovanna Rocca.

L’Europa e i suoi altrove
2 maggio 2024
9:30-17:00
Università IULM
Sala dei 146 (IULM 6)

Scarica qui il programma dettagliato del convegno

Il convegno è aperto a tutti gli studenti e alla cittadinanza fino a esaurimento dei posti diponibili.

Fotografia: installazione di Monia Ben Hamouda per la mostra "Exposure" del Mudec di Milano