In occasione della Giornata contro lo spreco alimentare, la Prof.ssa Stefania Romenti — Delegata IULM alla Sostenibilità e alla Social Responsability — racconta come la comunicazione può aiutare i cittadini a affrontare il problema.
Lo spreco alimentare è un problema mondiale. Solo a livello europeo esso ammonta a 88 milioni di tonnellate di cibo gettate ogni anno, di cui il 53% a livello domestico. Le iniziative e i servizi contro lo spreco nascono ogni giorno ma serve sensibilizzare le persone a informarsi, a essere più consapevoli e ad avere un atteggiamento più rispettoso nei confronti del cibo. Leggi l'intervista a Stefania Romenti, Delegata IULM alla Sostenibilità e alla Social Responsability.
Oggi 5 febbraio è Giornata contro lo spreco alimentare:
cambiando i nostri comportamenti possiamo per fare economia e contribuire a
salvare il Pianeta. I dati sullo spreco di cibo in Italia e/o nel resto del
mondo sono purtroppo sempre più allarmanti… Innanzitutto, chiariamo che cosa si
intenda per spreco alimentare e perché esso è tanto nocivo per l’ambiente.
Lo spreco è riferito al cibo che potrebbe essere consumato e che invece finisce gettato nell’immondizia a causa di comportamenti scorretti da parte dei consumatori. In sostanza, secondo dati FAO del 2020, con la quantità di cibo sprecato si potrebbe nutrire una persona ogni quattro.
Al crescere della spesa pro capite, il dato purtroppo peggiora. Allo spreco si deve aggiungere la perdita di cibo, ovvero quel cibo che non arriva nemmeno nelle case dei consumatori perché perso lungo la catena di approvvigionamento e di logistica alimentare. Pertanto è necessario migliorare il livello di educazione e di sensibilizzazione per sviluppare una maggiore consapevolezza del problema non solo tra i consumatori, ma anche tra gli operatori della filiera alimentare.
Dimezzare lo spreco e la perdita di cibo lungo la filiera entro il 2030 è un target dell’Obiettivo 12 dell’Agenda ONU per lo Sviluppo Sostenibile.
Come è cambiata la situazione con
il Covid?
All’inizio della pandemia, soprattutto nei paesi più ricchi, lo spreco alimentare è purtroppo cresciuto come effetto della “corsa alle scorte” per la paura diffusa di rimanere senza cibo. Parecchie associazioni non profit hanno segnalato la quantità inimmaginabile di cumuli di cibo gettati nella spazzatura, spesso ancora confezionati. Con il persistere della pandemia tuttavia i comportamenti sono stati modificati all’insegna di una maggiore sobrietà. E negli ultimi tempi, i dati sono migliorati anche se è necessario capire quanto questo miglioramento diventerà strutturale o è semplicemente momentaneo.
“Ridurre gli sprechi
alimentari è una delle azioni più importanti che possiamo fare per contrastare
il riscaldamento globale” è una citazione di Richard Frischmann, esperto mondiale del cambiamento climatico. Quali azioni o attività è importante mettere in atto per
far fronte a questa situazione? Come si può ovviare allo spreco di cibo in un contesto
normale, quotidiano e in maniera costante e duratura?
Le azioni che quotidianamente ciascuno può mettere in atto sono davvero tante e vertono soprattutto sulla necessità di migliorare le abitudini in sede di acquisto del cibo (per esempio comprando ciò che serve senza eccedere nelle quantità) e di consumo (per esempio cucinare i cibi acquistati in ordine temporale in base alla data di scadenza oppure recuperare gli avanzi).
In che modo la comunicazione può
aiutare i cittadini e i giovani ad affrontare il problema dello scarto di cibo?
Quali sono i principali problemi che i comunicatori possono incontrare?
La comunicazione ha un ruolo indispensabile nella sensibilizzazione e nella condivisione delle buone pratiche. Abbiamo bisogno di campagne comunicative dirette, semplici e concrete, ma soprattutto volte a far percepire quanto il piccolo contributo di ciascun individuo possa portare a grandi risultati per tutti. Il principale problema comunicativo da affrontare nel campo della sostenibilità è che spesso gli individui pensano di poter incidere poco nel proprio quotidiano, oppure pensano che sia difficile e, talvolta oneroso, vivere in modo sostenibile. I comunicatori devono quindi saper lavorare anche nel rimuovere le barriere psicologiche individuali al cambiamento.
Le nuove tecnologie possono
aiutare?
Le tecnologie saranno sempre più importanti. Pensiamo alle app che mettono in relazione ristoranti/mense che dispongono di avanzi di cibo e le associazioni di volontariato impegnate nel sociale. Le tecnologie sono sempre più pervasive anche nella catena di approvvigionamento e di logistica, aiutando gli operatori del settore a gestire in modo sostenibile quantità e qualità dei prodotti alimentari.
Cosa puoi raccontarci delle iniziative
che IULM ha messo in campo sul cibo e cosa accadrà in futuro?
Da alcuni anni in IULM la cultura del cibo ha assunto un ruolo di primo piano. E’ stata fondata la IULM Food Academy con lo scopo di promuovere la cultura di una alimentazione sana ed equilibrata, attraverso l’organizzazione di seminari dedicati e una intensa attività di divulgazione. Presidente del Comitato Scientifico è il prof. Nicola Sorrentino, nutrizionista molto riconosciuto nel campo. Dal momento in cui la comunicazione corretta e sostenibile ricopre un ruolo strategico nel campo alimentare, in IULM è anche attivo un percorso di master universitario in “Food and Wine Communication”, nato in collaborazione con Gambero Rosso, per formare professionisti che sappiano coniugare una profonda conoscenza del settore enogastronomico con ottime competenze comunicative.
É inoltre importante ricordare che per intraprendere un autentico percorso nel campo della sostenibilità bisogna instaurare un dialogo costruttivo con i fornitori. IULM ha sviluppato una partnership con i fornitori dei servizi di ristorazione (mensa e bar) e delle vending machine situate ai piani degli edifici. Prima dello scoppio della pandemia è stato completato il percorso di eliminazione della plastica ed è stato avviato il processo di sensibilizzazione della raccolta differenziata, con il posizionamento di bidoni e di cartellonistica ben visibile. É infine utile sottolineare che l’Università ha iniziato a distribuire borracce alle matricole e a breve tutta la popolazione studentesca ne disporrà.