«Oggi i ragazzi hanno mezzi che noi giovani cineasti, alla loro età, ci sognavamo: smartphone, camere GoPro, droni. Il tutto a prezzi gestibili. Mica poco». È l'opinione di Maurizio Nichetti esposta in un'intervista pubblicata il 25 gennaio scorso sul quotidiano Il Giornale. Il regista di film indimenticabili e pressoché unici nel panorama del cinema italiano, quali Rataplan (1979), Ho fatto splash (1980) e Ladri di saponette (1989), si mostra fiducioso riguardo il futuro della settima arte, pur nei grandi travagli che il settore sta attraversando di questi tempi. Proprio nella tecnologia Nichetti individua una delle risorse che potranno contribuire a ridare slancio al cinema.
Parlando della sua esperienza di docente al Laboratorio di regia, presso la Magistrale in Televisione, cinema e new media, il regista e attore si sofferma sugli aspetti positivi del distanziamento forzato a cui la pandemia ci ha costretti: «Ho un laboratorio di regia alla IULM, con un centinaio di ragazzi da gestire a distanza. Quest'anno purtroppo va così. Di buono c'è che in un'aula la marea di volti mi sfuggiva: ora li guardo in faccia tutti, se mi scrivono li inquadro subito. La tecnologia aiuta».
Il regista milanese non nasconde che le difficoltà che il comparto del cinema e del teatro — Nichetti è stato anche tra i fondatori della compagnia Quelli di Grock — stanno affrontando rischiano di infliggere colpi letali al settore, ma egli intravvede spiragli di ripresa e di rinnovamento. «Mi è già capitato di dire che da tempo non viviamo la crisi del cinema, ma del cinematografo. Lo schermo si è ridotto, ora quasi tutto passa dalla tv. Questo però accade da prima del covid. Le piattaforme come Netflix, le smart tv, la serialità: oggi trionfa l'accesso dal divano. Ti fregano con la comodità, partendo dalla spesa on line. Il covid ha solo accelerato tutto. Ma le sale resisteranno: si sono già reinventate con la proiezione di dirette, come per i concerti live».
L'appuntamento, allora, è in una sala cinematografica, per rivivere l'emozione del grande schermo: un'emozione da condividere, un'esperienza collettiva la cui magia nemmeno il Covid potrà annientare.
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