La scena

Autore dell'opera originale: Desbiolles, Maryline Traduzione di Paolo Proietti
Title book

Anno 2018

La scena

Dalla tavola da pranzo alla tavola pittorica, di ricordo in ricordo, di suggestione in suggestione, attraverso reminiscenze suscitate da vecchie foto, Desbiolles passa in rassegna infiniti tipi di incontri a tavola, dai tête-à-tête ai pranzi di lavoro, dai banchetti di matrimonio ai riti familiari. E, con una scrittura che si avvicina alla lirica, rievoca pensieri e immagini d’arte generati dal pranzare insieme.

«Un grappino per finire? O forse un limoncello? E siccome mi servono un limoncello, lui si alza con un bicchierino di grappa (io il limoncello, più dolce, più femminile, non è vero? lui la grappa, più robusta, più rude, tutto al proprio posto), lui si alza, lascia la tavolata degli undici uomini (che in tal modo si ritrovano in undici in tutto con la bionda che li ha raggiunti), viene verso di me e mi chiede se si può sedere al mio tavolo, bisogna dire che dall’inizio del pranzo avevano catturato il mio sguardo, i suoi compagni e lui, e che ci stia ora che lui mi abbordi senza troppi giri di parole, gli altri fanno finta di niente, sono beffardi in modo discreto, la bionda fa un mezzo sorriso, permette?, ho un momento di imbarazzo, ma sì, do il permesso, si siede veloce».

«La tavola è una scena»: tavola da pranzo, ma anche tavola pittorica e tavola calda (il caldo dell’erotismo). Il banchetto ha una funzione libertaria, perché emancipa la parola e i ricordi. Seguendo il filo della cucina e della sua celebrazione a tavola – come nel suo precedente volume Qualcosa che non ho mai cucinato prima (Sellerio, 2013) – Maryline Desbiolles (nata a Ugine in Savoia nel 1959, Premio Femina 1999), lascia riaffiorare storie e presenze, tutte vaganti su più piani temporali. Il presente della seduzione. Il passato delle generazioni a partire da una foto della famiglia toscana delle origini attorno a una rustica tavolata. Il non-tempo della rievocazione di pensieri e di immagini d’arte generati dal pranzare insieme. Senza una trama pignola, con una scrittura che si avvicina alla lirica, in un inseguirsi ed includersi l’uno nell’altro che è proprio dei discorsi che si librano a tavola.