Anno 2020
Sebbene il legame tra «turismo» e «cultura» sia un dato di esperienza ancor prima che di conoscenza quando ci troviamo a perimetrare i confini del «turismo culturale» ci scontriamo con l’indeterminatezza giuridica dei due poli concettuali. Da un lato la materia del «turismo», talmente interconnessa con altri ambiti materiali da apparire sfuggente nei suoi elementi costitutivi, fenomeno sociologico ed economico ancora prima che giuridico la cui connotazione territoriale deve confrontarti con gli effetti della globalizzazione e delle nuove tecnologie sulla percezione del territorio e sulle modalità di fruizione delle sue ricchezze. Dall’altro la nozione di «cultura», concetto polisemico e poliedrico che rinvia al complesso delle espressioni culturali materiali ed immateriali che concorrono a formare l’identità della comunità nazionale, che nella sua più ampia (e dinamica) accezione, quale strumento per la crescita degli individui e della società, costituisce non solo campo di intervento dei pubblici poteri ma oggetto di un insieme di diritti fondamentali della persona umana, del cittadino e delle formazioni sociali in cui si esplica la sua personalità: ossia il diritto di accesso al sistema della produzione culturale, il diritto alla più ampia fruizione di tutti i beni culturali e dei prodotti delle attività culturali. Minori le incertezze sull’impatto economico che il segmento del turismo culturale produce nel Sistema Paese se è vero che dal 2010 al 2018 la domanda turistica nelle sole città d’arte è cresciuta del 20,8% (pari ad un aumento di 19,5 milioni) con un incremento medio annuo del 2,4%. Sebbene nel 2018 le prime dieci città d’arte d’Italia (Roma, Milano, Firenze, Venezia, Torino, Napoli, Bologna, Verona, Genova e Pisa) abbiano totalizzato oltre 84 milioni di presenze sui 113,4 milioni di “turisti culturali” è significativo rilevare come gli oltre 5.500 borghi italiani censiti dalle associazioni di categoria abbiano registrato, nello stesso anno, 22,8 milioni di arrivi e 95,3 milioni di presenze, per una spesa turistica complessiva stimata in circa 8,8 miliardi di euro, di cui il 57,3% dovuta a turisti stranieri (dati Assoturismo, Mibac e ISTAT). Se la rilevanza sul piano economico delle attività turistiche induce ad interrogarsi sullo stato di attuazione delle politiche statali, l’impatto su un territorio (sempre più fragile) costringe il giurista a riflettere sulla definizione di politiche di sviluppo sostenibile, differenziate in ragione dei contesti territoriali e dei luoghi di fruizione, che soddisfino la domanda culturale delle generazioni presenti senza compromettere le possibilità delle generazioni future.