La sopravvivenza rituale

Diversi rituali propiziatori accompagnano ancor oggi il lavoro dei contadini nei cacaotales e delle donne con il metate, nelle diverse fasi di preparazione del cacao, scandendo il ciclo calendariale e le festività religiose in un mondo maya ormai glocalizzato, tra reti satellitari, processi di trasformazione religiosa (con l’avanzata neo-pentecostale), migrazioni e cellulari. 

Il cacao è ancora presente nella cultura contadina del mondo maya, fa parte del bagaglio dei curanderos che reiterano azioni curative tradizionali, mescolandole in alcuni casi a rituali di matrice sciamanica. Nella tradizione chontal di Tamulté de las Sabanas, i duendes (signori del bosco) escono la notte e bisogna rispettarli non invadendo i loro spazi ma sapendo anche proteggersi con una serie di rituali propiziatori. A Tamulté si racconta che sotto la terra del villaggio viva un coccodrillo ancestrale, rappresentazione dei mostri creatori e della persistenza di un inframundo connesso alla terra da alberi e radici che comunicano con il cielo, così come gli animali correlati, uccelli e anfibi.

Il dio tradizionale di Tamulté, Kantepek, scaturisce da un albero parlante come negli antichi rituali del mondo maya classico e si associa nei murales della chiesa del villaggio a San Francesco, suo tramite, dopo l’evangelizzazione. Pur sconfitto dal conquistador a cavallo nella danza del Caballito blanco, Kantepec vive nel bosco e aiuta a ordinare il mondo. Ancora in diverse comunità maya di Chiapas e Guatemala i rituali nelle cuevas spesso si associano a offerte di cacao (fave, cabosse e fiori) ed esistono vestiti rituali per chi agisce da intermediario composti di foglie di cacao.

Nella festa della Vergine di Cupilco, in Tabasco, si svolgono ancora processioni in cui i contadini portano cabosse di cacao, insieme ad altri prodotti della terra, in offerta alla Vergine, Nuestra Señora de la Asunción. Cupilco è una comunità náhuatl, circondata da maya zoque e chontal, anticamente uno snodo dei commerci di cacao verso il mondo azteco. La Madonna di Cupilco, che possono vestire solo le donne della sua confraternita, secondo la tradizione orale è «apparsa» nel XVII secolo nella laguna de Términos, laddove si venerava la dea della fertilità chontal Ix Bolom.

Il cacao occupa un posto centrale anche nella festa di San Isidro Labrador, nella vicina Comalcalco, sorta sulle ceneri dell’antica città maya, dove il santo è rivestito di fave e cabosse per la festa patronale. A Santiago Atitlán un’antica cassa lignea di una confraternita porta un bassorilievo di una donna incinta che si specchia con un frutto di pataxte. 

Cielo e terra, fuoco e acqua, giorno e notte, nascita e morte, simboli di un viaggio infinito come il ciclo stesso della vita.