La Gamification al servizio della Sostenibilità

Sostenibilità - 09 aprile 2021

Unlocking sustainable business decisions through communication: un progetto di tesi sulla sostenibilità diventato un vero digital business game per aziende. Un'idea innovativa, nata da una laureata IULM, per ispirare al cambiamento sostenibile. Leggi l'intervista.


Un progetto universitario messo al servizio delle aziende con l’intento di ispirare al cambiamento sostenibile. È l’idea ambiziosa di Elena Alberti, laureata IULM in Strategic Communication, che ha ideato un innovativo digital business game sulla sostenibilità. Dalle pagine della sua tesi di laurea, il progetto è diventato un vero e proprio evento tenutosi a novembre 2020 presso UNIS&f LAB, il laboratorio di formazione esperienziale di Unindustria Servizi & Formazione Treviso Pordenone. Un workshop che ha visto la partecipazione on line di circa 30 partecipanti provenienti da realtà aziendali del territorio veneto (Banca della Marca, Electrolux Italia, Fiorital, Fondazione di Comunità Sinistra Piave, Plast Group, Scattolin Distribuzione Automatica, Service Vending, Tecnowrapp, Unifarco e la stessa Unis&f).

Leggi l’intervista Elena Alberti sul suo progetto “Unlocking sustainable business decisions through communication”

Qual è stato il tuo percorso formativo in IULM?

Mi sono laureata nel 2019 in Strategic Communication con una tesi dal titolo “Unlocking sustainable business decisions through communication” (che ha poi dato origine a tutto il mio progetto), nata per indagare se e quale comunicazione aumenti la volontà dei manager di prendere decisioni sostenibili. Tutto il mio percorso formativo in IULM è stato molto incisivo in quanto mi ha permesso di rapportarmi con docenti che prima di tutto sono professionisti del mercato e questo fa sì che tutte le materie vengano trattate con un approccio molto concreto.Del mio periodo in IULM ricordo di aver cercato di sfruttare al massimo tutte le opportunità che offriva: da un corso extra allo IULM Innovation Lab chiamato “Lean Startup & Open Innovation”, alla conduzione di un programma su Radio Iulm di reinterpretazione di poesie,fino allo stage curriculare presso il Reputation Institute di Milano, multinazionale di consulenza con cui IULM collabora molto. Qui ho analizzato il business delle aziende per capire quale fosse la loro reputazione, ovvero l’opinione dei consumatori. Ho potuto studiare una delle dimensioni fondamentali che costruisce una buona reputazione: la CSR e l’impegno nella sostenibilità.   

Com'è nato il tuo progetto? 

Alla prima lezione di Corporate Social Responsibility & Communication, la docente Laura Illia ha fatto sperimentare a me e alla mia classe un digital business game sulla sostenibilità: ne sono rimasta affascinata e ho deciso di usarlo nella mia tesi. Il mio obiettivo era indagare se e quale comunicazione potesse aumentare le scelte sostenibili nei processi decisionali all’interno delle aziende. Per farlo ho ricostruito questo contesto realistico. La mia analisi iniziava con la scoperta di un “gap” tra la percezione green che si ha delle aziende e la realtà dei fatti, tutte le aziende sembrano impegnate nella sostenibilità; eppure, ci sono ancora molte minacce ambientali e umanitarie. Basandomi su diverse fonti autorevoli, ho identificato infatti due macro-approcci imprenditoriali: quello Best IN the world, di chi sfrutta la sostenibilità per fini utilitaristici, e il Best FOR the world, proprio di aziende che mirano a risolvere i problemi sociali raggiungendo contemporaneamente gli obiettivi di business. Il paradosso è che quest’ultimo sarebbe più vantaggioso se tutti lo adottassero. Ho cercato nella comunicazione la soluzione chiedendomi se potesse influenzare i decisions makers Best IN the World a diventare Best For the World. Per farlo ho creato un vero e proprio esperimento. Ho calato 62 studenti nelle vesti di manager d’azienda che, divisi in gruppi, dovevano gestire un’unica risorsa naturale condivisa con l’obiettivo di ottenere il massimo profitto. Questo avveniva grazie al digital business game che avevo conosciuto in classe: un tool simile a un videogioco che ricrea un contesto industriale in cui poter interagire simultaneamente. Una vera e propria gamification della realtà. A ogni turno i gruppi devono scegliere se inquinare e guadagnare molto o essere sostenibili e guadagnare poco. Le strategie sono segrete e nessun gruppo sa cosa sceglie il proprio competitor. Parte dei gruppi, mentre comunicavano, ricevevano in aggiunta due messaggi comunicativi specifici: uno persuasivo e uno informativo. Ho creato io i due messaggi, attingendo alle mie conoscenze sulla materia: il messaggio persuasivo era ricco di emozioni, CTA, immagini e linguaggio persuasivo, al contrario la comunicazione informativa presentava dati, grafici e un linguaggio neutrale. Il risultato più importante è stato che il messaggio persuasivo ha avuto un impatto del 50% sulle scelte dei partecipanti facendole diventare totalmente sostenibili. A novembre ho presentato questi risultati alla commissione che li ha premiati, tant’è che ora la tesi è sottoposta per alcuni giornali scientifici. A maggio ho presentato gli stessi risultati al Salone della CSR nella tappa di Treviso. È un evento molto importante sulla sostenibilità, un vero bacino di opportunità per aziende e giovani. Fu in quella occasione che Alberto Chiappinotto Manager della Sostenibilità di Electrolux Italia mi ha chiesto di far diventare la mia tesi un vero e proprio workshop per aziende. Ho accettato la sfida!

Come è stato realizzato il workshop? Hai riscontrato difficoltà in fase di realizzazione? 

Dopo il Salone sono iniziati i preparativi. Abbiamo lavorato per sei mesi, anche con esperti quali la consulente di sostenibilità Romina Noris e lo staff di UNIS&F LAB (Unindustria Servizi & Formazione Treviso-Pordenone). Abbiamo fissato tempistiche, sviluppato attività commerciali per creare partnership, coinvolto la sostenibilità e la comunicazione di Electrolux, ho creato del materiale marketing per i partecipanti e mi hanno formata sulla conduzione del gioco così da poterlo usare fuori dal contesto universitario. Fin dall’inizio avevamo previsto di fare il workshop in presenza, tuttavia, a causa delle restrizioni Covid non si poteva più. Ci siamo quindi dovuti ingegnare per trovare un’alternativa che garantisse al tempo stesso una partecipazione facile e divertente. Abbiamo quindi deciso di usare una piattaforma di videotelefonia e per non perdere il valore aggiunto del gioco di squadra, l’escamotage è stato di riunire nella propria azienda il gruppo di partecipanti e farli collegare da lì! Il 19 novembre quindi 9 aziende venete (Banca della Marca, Fiorital SpA, Fondazione di Comunità Sinistra Piave ONLUS, Plast Group, Scattolin Distribuzione Automatica, Service Vending Srl SB, Technowrapp, Unifarco SpA e la stessa Unis&f), in 28 partecipanti, si sono calate in una realtà virtuale interattiva per competere intorno a un’unica risorsa naturale. Il workshop era live! Eravamo riusciti a portare questo progetto universitario al servizio delle aziende con l’intento di ispirare al cambiamento con una formazione così alternativa da avere una ricaduta pratica nella loro quotidianità.

Sulla base del risultato della tua ricerca, ritieni che la comunicazione possa influenzare le decisioni dei manager in merito alla sostenibilità delle loro aziende?

Sì assolutamente. I risultati della mia ricerca e della sua reale applicazione sul campo dimostrano che la possibilità di comunicare tra persone che devono prendere delle decisioni su come gestire una risorsa naturale, nello specifico se essere collaborativi e “scegliere il bene per tutti” o essere egoistici e “pensare solo a sé stessi”, aumenta notevolmente le scelte di essere sostenibili e collaborativi. Questo perché parlare per definire una strategia comune diminuisce il senso di rivalità e diffidenza tra competitor aumentando invece la fiducia nell’altro, il senso di appartenenza a un contesto comune e il senso di responsabilità. Di conseguenza aumenta la volontà di aiutarsi scegliendo la sostenibilità. In secondo luogo, la mia tesi mira a dimostrare anche che ci sono due tipi di comunicazione ancora più efficaci rispetto la sola possibilità di comunicare: il messaggio comunicativo informativo e quello persuasivo. Quest’ultimo, durate il workshop, è stato addirittura più efficace di quello informativo in quanto ha avuto un impatto del 50% sulle scelte prese dai partecipanti facendole divietare completamente sostenibili.

Ripensando a tutto questo percorso (dalla tesi al workshop) qual è stata la soddisfazione più grande che hai avuto e quale la tua speranza per il futuro?

La soddisfazione più grande è stata vedere che tutti i partecipanti al workshop stati così contenti di aver partecipato che ne hanno parlato a lungo. Sono contenta soprattutto di aver fatto riflettere delle persone che hanno il potere di fare la differenza nella loro quotidianità perché questo può portare a strategie sostenibili autentiche basate sull’idea cha la sostenibilità sia un gioco di squadra! La mia speranza per il futuro è quella di continuare il mio percorso sulla strada della sostenibilità. Il workshop è uno strumento che può fare davvero la differenza per gli stakeholder. Si sposa bene come introduzione e conclusione di un percorso che ne approfondisca i concetti e i temi trasversali. Come inizio permette di aprire le porte ad altri incontri dove richiamare questa esperienza comune, mentre alla fine lascia il segno ispirando. Inoltre, il workshop racchiude due temi attualissimi, quello della gamification e quello della sostenibilità, e questo permette di spaziare sui temi importanti dell’Agenda 2030 in modo nuovo, dando alla comunicazione un ruolo centrale come sinonimo di collaborazione sostenibile.