Ridere (o non) ridere?

13 novembre 2015
La commedia italiana tra boom al botteghino e ostracismo della critica. L’analisi nella rivista 8 ½, che sarà presentata martedì 17/11, alle 13, in Aula 401. Ospite speciale il comico Paolo Ruffini.

Da Checco Zalone (campione d’incassi al botteghino con “Sole a catinelle”) a Maccio Capatonda (fenomeno del web sbarcato sul grande schermo con i tic dell’“Italiano medio”). Da Paolo Ruffini, mattatore della risata dietro la macchina da presa nel film d’esordio “Fuga di cervelli”, ai Soliti Idioti con il loro sequel cinematografico affollato di personaggi “politicamente scorretti”. Per tutti questi eroi contemporanei della commedia italiana, il record di spettatori al cinema ha un retrogusto dolce-amaro: per quanto siano amati - fin quasi ai limiti dell'ossessione - dal pubblico, le loro pellicole sono guardate con sospetto dalla cultura ufficiale, addirittura “snobbati” dai festival e dai salotti di un’Italia che, storicamente, ama ridere ma se ne vergogna.

Ma perché la florida stagione che sta vivendo la commedia tricolore (finalmente non si parla più solo di Hollywood) è nel mirino di un ostracismo intellettuale? A esplorare volti, orizzonti e nuove tendenze della commedia italiana è il numero speciale di 8½, il magazine sul cinema italiano, che sarà presentato all’Università IULM martedì 17 novembre, alle 13, in Aula 401.

La cornice sarà una conversazione tra il Professor Gianni Canova, direttore di «8½» e preside della Facoltà di Comunicazione, relazioni pubbliche e pubblicità e il docente IULM Rocco Moccagatta. Ospite speciale sarà il comico livornese, Paolo Ruffini, che insieme ai due docenti accompagnerà gli studenti in una riflessione (senza pregiudizi) sugli scenari delle risate Made in Italy.

Gli studenti che parteciperanno all’incontro riceveranno in omaggio il numero speciale della rivista: quaranta pagine dense di riflessioni, interviste ai nuovi professionisti della comicità, ma anche il punto di vista di esperti e critici per fare un tuffo dentro la scena comica italiana, a cavallo tra passato e futuro.