Distopie nella letteratura italiana

14 marzo 2018
Un viaggio alla scoperta della letteratura distopica italiana. Questo il tema del convegno "Distopie", in programma il 19 marzo, alle ore 10.00, in Sala dei 146. Scopri di più!

La letteratura apocalittica o post-apocalittica sta vivendo negli ultimi anni una nuova stagione che l’ha riportata in auge soprattutto tra i giovani. Questo anche grazie alle riuscite trasposizioni cinematografiche e televisive dei romanzi di genere distopico contemporaneo (dal caso Hunger Games, a quello di The Handmaid's Tale tratto dall’omonimo romanzo di Magaret Atwood).

1984 di Orwell, Farenheit 451 di Ray Brabndbury, Il Mondo nuovo di Aldous Huxley, Il Signore delle mosche di W. Golding, Arancia meccanica di Anthony Burgess. Sono questi i titoli e gli autori più inflazionati quando si citano i padri fondatori del genere distopico e, anche quando si cerca di dare una spiegazione della fortuna e della popolarità ritrovata di questo filone, è sempre in loro che si cerca di trovare un modello di ispirazione.
Rari, per non dire assenti, sembrano essere però i riconoscimenti a quegli autori italiani esponenti di un genere che anche in Italia ha trovato, in età moderna, una tradizione di una certa importanza. Mai un cenno a Storia dei Secoli Futuri di Ippolito Nievo o a Meraviglie del Duemila di Emilio Salgari. Mai un cenno a quel capolavoro di Dissipatio H.G. di Guido Morselli, scrittore tanto prolifico quanto sostanzialmente inedito sino alla morte.

Eppure, di esempi di narrativa distopica nel nostro Paese ce ne sono e non si deve neppur guardare troppo indietro nel tempo per trovarne di interessanti e meritevoli: dai romanzi di Tommaso Pinicio (uno su tutti Panorama, con cui l’autore ha vinto il primo premio degli editori indipendenti SINBAD), al Giordano Meacci di Il cinghiale che uccise Liberty Valance (finalista al Premio Strega 2016), che omaggiando Orwell ci regala un’eccezionale ricerca sulla natura dei sentimenti umani; da Anna di Niccolò Ammanniti, struggente romanzo di formazione ambientato in una Sicilia post-apocalittica; a Qualcosa, là fuori  dove l’autore Bruno Arpia cerca, attraverso ambientazioni distopiche, di sensibilizzare il lettore sui cambiamenti climatici.

E allora, proprio per dare risalto e per raccontare al pubblico questo genere e le sue tematiche e per valorizzare autori in Italia spesso sottovalutati, lunedì 19 marzo, dalle ore 10 alle ore 13.00,in Sala dei 146, si terrà il convegno dal titolo: Distopie: l’immaginazione del futuro nella cultura italiana contemporanea” a cui seguirà, alle ore 15.00, la Tavola Rotonda: La nostra apocalisse quotidiana. Narratori distopici e post-apocalittici nell’Italia del Terzo Millennio.

Parteciperanno: Gianni Canova, Paolo Giovanetti, Federico Francucci, Giulia Iannuzzi, Filippo Pennacchio, Piergiorgio Nicolazzini, Davide Sapienza, Alessandro Bertante, Bruno Arpaia, Fabio Deotto, Iginio Domanin. Coordina lo scrittore e docente IULM, Antonio Scurati.

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L’evento è aperto al pubblico esterno.