Lessico della Classicità

Il Lessico della Classicità nella Letteratura Europa Moderna non si esaurisce nell’edizione cartacea, ma viene presentato man mano anche sul sito dell’Università IULM. Potrà così continuare ad arricchirsi in dies, anche accogliendo segnalazioni, spunti, suggerimenti dei nostri lettori.
Anno

Ben pochi esiterebbero nel dirsi d’accordo sulla presenza fondante del “classico” nella storia culturale - e quindi, come sua parte, nella letteratura - dell’Europa moderna. È, questa delle nostre radici, questione primaria di identità, i cui echi si sono uditi nei momenti critici della dichiarazione in incipit della Carta Europea (dove l’eredità classica - di Atene e Roma - del tutto giustamente, veniva polarizzata con quella “giudaico-cristiana”: donde nascevano, spesso proprio intorno a una traduzione esemplare delle Scritture, e alla creazione di un alfabeto nuovo, le nazioni della Nuova Europa). Molti hanno appreso il latino prima - e meglio - di ogni altra lingua straniera (posto che il latino questo sia.

L’”analisi logica” - che oggi aduggia studenti che a quella lingua, sulla quale è fatta, e per la quale serve, mai si accosteranno - è una sorta di pedaggio a quel passato. I “classici” occupano grande spazio in ogni biblioteca, pubblica o privata, di persona anche mediamente colta. La Grecia è meta di un turismo che, benché sempre più invasivo, e disattento della sua storia, si giustifica solo con il sottile fascino - ancorché spesso inconscio - del ritorno alle proprie origini.

Ma astrarre da questa massa di interessi, pensieri, passioni, non sempre consapevoli, degli elementi ben individuati, definiti su criteri anche discutibili - com’è il destino di ogni definizione per esclusione/inclusione - e tuttavia formalizzati (“ben definiti”, si potrebbe dire) si è rivelata impresa ardua, che ha, per un tempo non breve, di fatto bloccato la ricerca, pur nella loro fase preparatoria, di raccolta e ordinamento del materiale.

Quali erano infatti i limiti della riconoscibilità di un debito specifico alla classicità di un tema o di un genere letterario? Il senso del tragico di Ibsen collega storicamente Gengangere alla tragedia greca? Oltre l’ovvia identità, in che misura il Minotauro di.Dürrenmatt è davvero figlio del Minotauro cretese? E quanto lo sono i labirinti che così spesso ricorrono nell’immaginario moderno? E l’eredità classica, infine, è maggiormente evidente nella continuità dei generi o in quella dei motivi?

Questi temi, qui solo accennati, hanno occupato, di fatto, una parte significativa della ricerca, ma non è stato, questo, un tempo infruttuoso. E’ stata, piuttosto, l’occasione per discutere - portando ciascuno gli esiti del suo rapporto col “classico” - una possibile definizione operativa di questo polo della nostra eredità culturale.

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