Ai confini del patrimonio culturale: lo statuto giuridico della creatività contemporanea

Responsabile: Antonella Sau

Anno 2021

La parabola percorsa nel nostro ordinamento dalla nozione di “patrimonio culturale” risente inoltre, oggi più che mai, delle sollecitazioni derivanti dal contesto comunitario che come noto all’art. 167 TFUE riconosce e si impegna a promuovere, nel rispetto delle diversità culturali nazionali e regionali, il “patrimonio culturale di importanza europea…evidenziando il retaggio culturale comune”, e dal diritto internazionale che da un lato grazie all’azione dell’Unesco ha contribuito a “deterritorializzare” il concetto di patrimonio culturale elevandone le politiche di salvaguardia a strumento di integrazione e pace tra i “popoli” quale ultima frontiera della tutela dei diritti umani e dall’altro, per effetto della ratifica nell’ottobre 2020 della Convenzione Quadro del Consiglio d’Europa del 2005 sul “valore del patrimonio culturale” (cd. Convenzione di Faro), definito come l’insieme delle “risorse identitarie ereditate dal passato” che le popolazioni e le persone identificano come parte dei loro valori, credenze, conoscenze e tradizioni e prescindere dal loro regime proprietario, accoglie una nozione che rinvia a beni, sia materiali che immateriali, e valori “costantemente in evoluzione”.

In questo contesto pare evidente come il “diritto alla cultura” si configuri come “diritto di accesso” al sistema della produzione culturale oltre che come “diritto alla fruizione” del patrimonio storico-artistico e delle produzioni culturali e creative ad esso connesse, comprese le espressioni riconducibili alla c.d. “creatività contemporanea”.

Riflettere sui confini della creatività contemporanea, analizzare le sue plurime interconnessioni con il settore dei beni e delle attività culturali, nell’ottica di un rinnovamento delle politiche di fruizione del patrimonio culturale è fondamentale nella prospettiva di una ripresa economico-sociale che, in linea con il Programma della Presidenza italiana del G20 del 2021 (“People, Planet, Prosperity”), sia “inclusiva” e “sostenibile”.