L’ordinamento universitario

Responsabile: Carla Barbati

Anno 2018

Il sistema universitario è stato interessato da una estesa riforma, avviata dalla legge 30 dicembre 2010, n. 240, con la quale si è richiesto alle Istituzioni universitarie, alla comunità scientifica ed accademica di rispondere a nuovi obiettivi di qualità ed efficienza. Tali componenti del sistema sono state investite da importanti innovazioni organizzative e funzionali, molte delle quali espressioni di assetti, ruoli e processi decisionali per il funzionamento e per il governo del sistema anch’essi profondamente modificati. Con la riforma cambia infatti il “chi” decide e insieme il “quanto”, il “cosa” e il “come” si decide sia presso l’amministrazione statale di settore sia presso le istituzioni universitarie. Al di là dei problemi posti da un’ attuazione progressiva della riforma, rilevanti sono state le difficoltà incontrate dalla riforma nell’interagire con il contesto nel quale è stata calata, che non era come noto un “contesto vuoto”. Le innovazioni funzionali introdotte con una congerie di provvedimenti successivi si sono infatti aggiunte, non sempre sostituendosi, a quanto previsto da un complesso di norme stratificatesi nel tempo, i cui tempi e termini di applicazione hanno richiesto in primis una non facile verifica della loro compatibilità con le nuove regole. Allo stesso modo, le innovazioni organizzative si sono sovrapposte a soluzioni esistenti e si sono perciò confrontate con assetti e con soggetti, “vecchi” e “nuovi”, che hanno faticato ad esprimersi compiutamente sul proprio ruolo essendo stati anzitutto impegnati in raffronti spesso difficili con un contesto che ha tardato a stabilizzarsi.

A quasi sette anni dall’entrata in vigore della riforma sono oramai maturi i tempi per una riflessione complessiva sull’ordinamento universitario, non solo per verificare “quanto è stato fatto” ed esprimere qualche valutazione sul “come”, ma soprattutto per sollecitare interventi correttivi e/o cambi di direzione.