Perché ci piace tanto il medical drama? Come si scrive la sceneggiatura di un medical drama di successo? La rappresentazione della medicina nella serialità televisiva è attendibile? Rivivi qui l'incontro dedicato al medical drama che si è tenuto a maggio nel nostro Ateneo
Il Medical Drama: analisi di un ecosistema narrativo
Il Medical Drama: interviste
Amatissimo dal pubblico nazionale e internazionale, il medical drama raccoglie consensi sin dalle origini della storia della TV. Dal Dottor Kildare degli anni Sessanta a E.R. - Medici in prima linea, che ha consacrato la star George Clooney, dal successo pluriennale di Grey’s Anatomy agli ascolti record di DOC - Nelle tue mani nelle ultime stagioni televisive RAI, il racconto televisivo seriale della medicina, della malattia e della professione medica continua ad appassionare generazioni di telespettatori.
Le ragioni del successo duraturo e solido di questo genere televisivo sono state esplorate in un incontro presso l’Università IULM, in cui si sono confrontati studiosi, giornalisti, medici e professionisti della TV.
L’evento, aperto dal Rettore Gianni Canova, ha visto come primo intervento quello del Prof. Guglielmo Pescatore (Università di Bologna), che ha ipotizzato tre motivi per cui il medical drama piace così tanto al pubblico:
- Ha tutti gli aspetti, stilizzati, del mondo reale: relazioni orizzontali (amore, sesso, amicizia), ma anche organizzazione verticale, che segue gli sviluppi professionali dei protagonisti;
- Avvicina la malattia all’avventura: nella nostra tradizione la malattia è fortemente radicata all’universo melodrammatico; nel medical drama, invece, troviamo équipe di medici pronti a provare tutto pur di salvare i pazienti da un destino ineluttabile;
- Modifica il modo in cui l’audience guarda alla malattia e alla medicina, rendendole qualcosa che ci riguarda, ci coinvolge.
La Prof.ssa Stefania Antonioni (Università di Urbino) ha ripercorso la storia del medical drama italiano: dai primi esperimenti negli anni ‘90 (Amico Mio, La dottoressa Giò) concentrati soprattutto sull’aspetto sentimentale, a Un medico in famiglia, che fa entrare il genere nella case degli italiani, passando per un certo grado di differenziazione nei temi durante gli anni 2000 (malasanità in Crimini bianchi, percorso di specializzazione ne La scelta di Laura). Oggi il medical drama italiano sta battendo strade diversificate: l’ibridazione con la detection ne L’allieva, col crime in Fino all’ultimo battito, col teen drama in Braccialetti rossi e Mental, o addirittura col period drama in Cuori, ambientato nella Torino degli anni ‘60. L’esempio di più grande successo degli ultimi anni resta però DOC - Nelle tue mani, in grado di trovare il giusto bilanciamento tra le tre linee narrative: caso medico, evoluzione delle professioni e vicende personali.
La conferenza è proseguita con la presentazione di una ricerca sui medical drama statunitensi a cura di Marta Rocchi, ricercatrice dell’Università di Bologna. L’obiettivo dello studio era individuare le formule narrative adottate da otto serie di genere, analizzando l’equilibrio tra i diversi plot narrativi: professional plot, sentimental plot e medical cases plot. Sono emerse quattro tipologie principali:
- formula soap (Grey’s Anatomy)
- formula antologica (Miami Medical, Code Black)
- formula dei medici e dei pazienti (Chicago Med, The Night Shift, The Good Doctor)
- formula sociale/professionale (New Amsterdam, The Resident)
- Dom Holdaway, ricercatore dell’Università di Urbino, ha affrontato invece nel suo intervento il tema dello stardom e dell’influenza che questo ha sugli ecosistemi narrativi: dai modelli di medical costruiti attorno a una star protagonista (Luca Argentero in DOC, Lino Guanciale ne L’allieva, Barbara d’Urso ne La dottoressa Giò), alla necessità di modificare la narrazione per venire incontro a esigenze personali degli attori protagonisti (es. l’abbandono di E.R. da parte di George Clooney), le medical drama devono spesso scegliere tra personaggi accentratori e cast corali.
Successivamente il Prof. Matteo Tarantino (Università Cattolica del S. Cuore) si è soffermato su un’analisi storiografica delle serie medical cinesi. L’origine del genere in Cina è datata 1959 (Doctor Xin e Doctor Chen), in cui troviamo già un tema innovativo rispetto alla produzione europea e americana: la tensione fra medicina tradizionale e medicina occidentale. Il medical drama, in Cina, raggiunge la maturità tra il 1999 e il 2010, plasmandosi attorno ai prodotti occidentali di successo, ma con alcune prerogative proprie: sempre molto forte il contesto corale, mentre minoritaria è la figura del maverick (il medico che va contro le regole per salvare il paziente); altra tensione che emerge è quella del medico che si forma all’estero e torna in patria, ed assistiamo, in alcuni casi, persino al racconto della malasanità (inaspettatamente, da una produzione considerata di propaganda). Interessante notare anche come il medical pandemico sia diventato un vero e proprio genere nel contesto produttivo cinese, dando molto risalto alla dimensione corale del contrasto al covid (la figura del medico è messa sullo stesso piano del rider, ad esempio).
Alla conferenza ha fatto seguito una tavola rotonda moderata da Daniela Minerva, Direttrice di Salute del Gruppo Editoriale Gedi, con la presenza della Dott.ssa Gabriella Pravettoni, Direttrice Psiconcologia IEO, che ha parlato dell’importante ruolo del medical drama in quella che in terapia è definita “desensibilizzazione sistematica”, ossia l’esposizione delle persone a un determinato stimolo, così da aiutarle a superare alcune paure (in questo caso quella della malattia); Francesco Arlanch, sceneggiatore di DOC - Nelle tue mani, ha parlato della decisione di adottare una grande verosimiglianza nella scrittura della serie, avendo la possibilità di vivere alcuni giorni nel reparto di medicina interna del Policlinico Gemelli, e dell’enorme lavoro fatto sul personaggio principale, soprattutto a livello di casting (“La scelta è ricaduta su Luca Argentero anche per la sua naturale empatia e per il suo carisma, perché il personaggio è un primario, dunque doveva avere caratteristiche da leader”). Omar Schillaci, Vicedirettore SkyTG24, ha invece riflettuto sulla comunicazione scientifica, che durante la pandemia è diventata massiva. “Il nostro approccio è stato quello di concentrarci sui numeri, cercando di dar loro un’interpretazione. Abbiamo creato un programma, che si chiamava appunto I numeri della pandemia.”
In chiusura la Prof.ssa Daniela Cardini, organizzatrice dell’evento assieme alla docente Fabrizia Malgieri, ha raccontato la sua esperienza sul set di E.R. a inizio anni ‘90: un prodotto che ha rappresentato uno spartiacque nel genere per il suo realismo (comunicato anche attraverso l’uso sapiente della camera a mano, per restituire la concitazione dell’ambiente ospedaliero), individuando la qualità del medical drama tanto nella capacità di mettere lo spettatore al centro della scrittura, empatizzando con lui, quanto in quella di affrontare il tema con credibilità, preparazione e autorevolezza.