Giornata della Memoria: un nuovo corto firmato IULM e Farnesina

Cinema - 27 gennaio 2023

In occasione della Giornata della Memoria, IULM e Farnesina pubblicano l'ultimo corto della serie Diritti Lab dedicato al ricordo e alla memoria dell'Olocausto.

L'Olocausto è una pagina del libro dell'Umanità da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria

Primo Levi  


7 gennaio 1945. I soldati dell’Armata Rossa sovietica liberarono il campo di concentramento tedesco di Auschwitz, ad ovest di Cracovia, nel sud della Polonia. Mentre si avvicinavano, le SS iniziarono l’evacuazione. Circa 60 mila prigionieri furono costretti a marciare verso ovest, la maggior parte, per lo più ebrei, verso la città di Wodzislaw nella parte occidentale dell’Alta Slesia. Migliaia di persone furono uccise in fretta nei giorni precedenti, il più possibile. Durante la marcia della morte le SS spararono a quelli che, stremati, non potevano continuare a camminare. Gennaio, gelo, fame.Morirono in più di 15 mila. Si stima che circa 1,3 milioni di persone siano state deportate ad Auschwitz tra il 1940 e il 1945. Di queste, almeno 1,1 milioni sono state assassinate.

Ecco perché il 27 gennaio di ogni anno la memoria di tutti noi va alle vittime dell’Olocausto, del nazismo e del fascismo. La memoria serve a sentire le cose vicine, presenti, possibili. A questo serve. Ricordare eventi come l’Olocausto è utile ad essere consapevoli di un fatto agghiacciante ma reale: quell’orrore potrebbe succedere di nuovo. E l’unico antidoto al ritorno della malattia autoritaria e nazifascista è il ricordo. 

In occasione di questa Giornata, IULM insieme a Farnesina pubblica l'ultimo corto della serie Diritti Lab, proprio dedicato al ricordo e all'impotanza della memoria di quei disumani giorni. 

“Fermata Oświęcim”, questo il titolo del corto è prodotto da IULMovie LAB a cura delle studentesse e degli studenti del II anno della Laurea Magistrale in Televisione, Cinema e New Media, narra la storia di un passeggero lungo la rotta del tempo che si muove assieme alla sua macchina fotografica per recuperare frammenti apparentemente trascurabili nell’indisturbata pace che regna, oggi, tra le strade di Oświęcim, che un tempo i tedeschi chiamarono Auschwitz. L’occhio che porta addosso, per quanto conficcato nel presente, in verità si rivolge alla memoria, perché ogni immagine di tutto quello che è stato possa, davvero, non scomparire mai. 

In ogni immagine che scattiamo c’è un tempo che cerchiamo di fermare. Eppure alcune storie, determinate situazioni, nonostante tutto, rischiano inesorabilmente di scadere, di perdersi, di diventare dimenticanza. Girare ad Oświęcim, che un tempo fu Auschwitz, crea un corto circuito visivo tra memoria e futuro, tra vivere e ricordare, tra perdersi e restare. La macchina fotografica protagonista non è, allora, solo uno strumento per raccontare, ma anche uno sguardo ulteriore per resistere all’impotenza dell’oblio