Sergio Castellitto in IULM

Data pubblicazione 29 marzo 2018
Martedì 10 aprile, alle ore 12, in Auditorium, Sergio Castellitto sarà ospite del prossimo incontro con Gianni Canova per presentare il suo ultimo film. Clicca qui per iscriverti all'evento.

Quante volte si sente dire che il cinema italiano sta attraversando una crisi creativa irreversibile e che attori come Mastroianni, Gassman o Sordi non potranno mai avere eredi dello stesso talento? A smentire questo pensiero, ormai piuttosto diffuso, si distingue la figura di Sergio Castellitto. Un attore eclettico che ha cominciato recitando, è cresciuto sperimentando anche la scrittura e la regia e ha finito per ottenere consensi unanimi di critica e pubblico. Un percorso di carriera, aperto a format e media diversi (compresa la fiction televisiva), ma capace di seguire una linea indipendente che rincorre sempre storie e ruoli non banali, estranei a stereotipi o rigidità schematiche. Sergio Castellitto si inserisce di diritto in quella cerchia di artisti che stanno lasciando un’impronta importante nella storia del cinema italiano.

Dopo aver frequentato l’Accademia Nazionale d'Arte Drammatica Silvio D'Amico e dopo aver calcato per diversi anni i palcoscenici teatrali, nel 1981 esordisce nel grande schermo nel film, candidato all’Oscar, Tre Fratelli di Francesco Rosi e due anni dopo è al fianco di Marcello Mastroianni, nel drammatico Il generale dell'armata morta di Luciano.

Nel 1986 lavora con Ettore Scola in La famiglia, ritratto puntuale della storia di diverse generazioni di uno stesso nucleo familiare e nel 1988 è nel cast de Le Grand Bleu, film cult di Luc Besson (che in Italia è uscito solo nel 2002, a seguito di numerose polemiche messe in piedi dal campione di immersione in apnea Carlo Majorca).

La consacrazione arriva però negli anni Novanta. Dopo la collaborazione con Mario Monicelli in Rossini! Rossini! (1991), Francesca Archibugi lo chiama per il ruolo di un eccentrico medico nell'emozionante Il grande cocomero (1993), per il quale vince il Davide di Donatello come miglior attore protagonista. Nel 1996 con L'uomo delle stelle di Giuseppe Tornatore, vince anche il Nastro d'Argento, grazie alla parte di un improvvisato regista alla ricerca di talenti nella Sicilia degli anni Cinquanta, piena di sogni e di speranze.

Negli anni Duemila, ruoli intensi, calibrati con intelligenza confermano ulteriormente il talento poliedrico dell'attore: dal padre professore di ragioneria, insoddisfatto del proprio lavoro e con ambizioni letterarie di Caterina va in città di Paolo Virzì, al manutentore specializzato che intraprende un viaggio formativo in Cina ne La stella che non c'è di Gianni Amelio.
Nel 2004 ritorna invece alla regia (dopo Libero burro del 1999) con Non ti muovere (2004), tratto dal best seller scritto dalla moglie Margaret Mazzantini, dove dirige una strepitosa Penelope Cruz. Dopo una breve incursione nel mondo fantastico de Le cronache di Narnia: Il principe Caspian (2008), torna dietro la macchina da presa con la commedia La bellezza del Somaro ancora una volta tratto dal romanzo della moglie Margaret e in cui lo troviamo nella doppia veste di regista e interprete. Come pure, due anni più tardi, nel drammatico Venuto al mondo, ancora una volta con Penelope Cruz protagonista.

Sergio Castellitto sarà ospite del prossimo incontro con il Cinemaniaco Gianni Canova martedì 10 aprile, alle ore 12.00, in Auditorium. Insieme a lui, l’attore romano parlerà della sua carriera e dei suoi lavori più recenti, da Piccoli crimini coniugali, dove interpreta uno scrittore di gialli “smemorato”, a Fortunata, sua ultima regia con protagonisti Jasmine Trinca e Stefano Accorsi; fino alla commedia in uscita ad aprile Il Tuttofare, opera prima di Valerio Attanasio (sceneggiatore di Smetto quando voglio). Un film che affronta in chiave sardonica un dramma tutto italiano: l'interminabile precariato al quale è destinato un giovane apprendista avvocato.

L’incontro è aperto al pubblico previa registrazione a questo form.