IULM impegnata in una missione archeologica in Perù

Università - 24 agosto 2022

Sul campo per la pace: una nuova missione archeologica sulle antiche culture del Perù vuole conciliare ricerca e giustizia sociale

Si è appena conclusa la prima campagna di scavi sulle Ande che vede coinvolto anche personale dell’Università IULM. La missione, promossa dal MUDEC - Museo delle Culture - in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e con il progetto IULM “Popoli indigeni del Centro e Sud America” (diretto dal prof. Massimo De Giuseppe)”, si è svolta tra giugno e luglio nel sito di Tumshukayko, uno dei complessi monumentali più antichi e importanti dell'America latina. Esteso per diversi ettari ai margini della città di Caraz - ai piedi della Cordigliera Blanca peruviana - il sito, che data al 3000 a.C., è considerato la culla della nascita dell'architettura monumentale e della complessità sociale nelle Ande.

Varie vicende di natura storica - alluvioni devastanti e in seguito la presenza in zona delle bande armate di Sendero Luminoso - hanno impedito ricerche scientifiche, nonostante l’area fosse nota e celebrata sin dall'Ottocento grazie all'esploratore milanese Antonio Raimondi che lo scoprì in un suo viaggio negli anni 60 del XIX sec. Tra il 1993 e il 1994, in pieno periodo di Sendero Luminoso, un gruppo di cittadini di Caraz decide di effettuare degli scavi per mostrare la magnificenza delle "proprie" rovine al mondo, nella speranza che la valorizzazione del sito generasse lavoro e benessere (siamo in una delle zone più povere del Perù). Inizia in questo modo uno dei più impressionanti progetti di archeologia comunitaria mai realizzati in America latina, con centinaia di volontari all'opera per ben due anni.


Oggi la missione archeologica diretta dall’archeologa andinista Carolina Orsini, docente IULM, opera nella zona per costruire un progetto scientifico di ricerca a Tumshukayko rispettoso del lavoro fatto in passato, della volontà dei cittadini di Caraz e di quella delle famiglie che ancora vivono dentro l'area archeologica, i veri custodi attuali delle rovine. In due mesi di lavoro di campo sono stati coinvolti gli abitanti della zona negli scavi archeologici, nelle ricognizioni e nella valorizzazione del monumento. Inoltre, sono stati ottenuti significativi impegni da parte degli amministratori locali per progredire nella progettazione partecipata sul destino dell’area archeologica e dei suoi abitanti.


Le ricerche hanno permesso di migliorare la topografia della zona, di comprendere la sequenza costruttiva di una porzione della piattaforma cerimoniale principale, un enorme costruzione artificiale alta oltre 50 metri, e di individuare una nuova zona di architettura monumentale mai esplorata in precedenza (il cosiddetto satellite B). Sono inoltre state individuare molte altre zone potenzialmente simili, localizzate nelle vicinanze del complesso principale. Il potenziale delle ricerche in questo impressionante sito, in parte nascosto sotto l’attuale Caraz, si sta lentamente svelando.