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Una Milano fantasma: luoghi buzzatiani non più esistenti o mai esistiti
La vasca della foca ai Giardini Pubblici Indro Montanelli oggi, zoo di Milano fino al 1991. Buzzati, che vi abitava di fronte, descrive così, ne “Petizione al signor sindaco”, l’ansito notturno della foca: “un affanno, un gemito profondo su e giù, uno stanco ululo, un lento e feroce singhiozzo, un disperato richiamo”. (Foto di Camilla Fava)
La vasca della foca ai Giardini Pubblici Indro Montanelli oggi, zoo di Milano fino al 1991. Buzzati, che vi abitava di fronte, descrive così, ne “Petizione al signor sindaco”, l’ansito notturno della foca: “un affanno, un gemito profondo su e giù, uno stanco ululo, un lento e feroce singhiozzo, un disperato richiamo”. (Foto di Camilla Fava)
La fermata della MM in Piazza Giovanni Amendola. Nell’ultimo racconto della raccolta “Il colombre”, “Viaggio agli inferni del secolo” del 1964, Buzzati indaga sulla possibilità che sotto questa fermata della metropolitana esista una “piccola porta che immette all’Inferno”. (Foto di Camilla Fava)
La fermata della MM in Piazza Giovanni Amendola. Nell’ultimo racconto della raccolta “Il colombre”, “Viaggio agli inferni del secolo” del 1964, Buzzati indaga sulla possibilità che sotto questa fermata della metropolitana esista una “piccola porta che immette all’Inferno”. (Foto di Camilla Fava)
Via Duccio di Boninsegna 21, sede di ACTL, di AISM, CAI Milano, Italia Nostra Onlus, Musicopoli Città delle Arti, Job Farm e UNMS. Durante la Seconda Guerra Mondiale aveva ospitato il Gruppo rionale fascista “Francesco Baracca”. Nel 1949 Buzzati racconta che i milanesi erano riusciti a riabilitare quel luogo simbolo del regime, trasformandolo in una balera. (Foto di Camilla Fava)
Via Duccio di Boninsegna 21, sede di ACTL, di AISM, CAI Milano, Italia Nostra Onlus, Musicopoli Città delle Arti, Job Farm e UNMS. Durante la Seconda Guerra Mondiale aveva ospitato il Gruppo rionale fascista “Francesco Baracca”. Nel 1949 Buzzati racconta che i milanesi erano riusciti a riabilitare quel luogo simbolo del regime, trasformandolo in una balera. (Foto di Camilla Fava)
Vicolo del Fossetto, corso Garibaldi 72/74. In "Un amore" il protagonista si addentra in un pezzo di Milano imprevedibile e popolare, chiamato la Storta. Un luogo rimasto “come un secolo, due secoli prima […] un angolo dimenticato, un labirinto di viuzze, anditi, sottopassi, piazzole, scale e scalette dove si annida ancora una densa vita”. Oggi quelle case non esistono più. (Foto di Camilla Fava)
Vicolo del Fossetto, corso Garibaldi 72/74. In "Un amore" il protagonista si addentra in un pezzo di Milano imprevedibile e popolare, chiamato la Storta. Un luogo rimasto “come un secolo, due secoli prima […] un angolo dimenticato, un labirinto di viuzze, anditi, sottopassi, piazzole, scale e scalette dove si annida ancora una densa vita”. Oggi quelle case non esistono più. (Foto di Camilla Fava)
Vicolo del Fossetto, corso Garibaldi 72/74. In "Un amore" il protagonista si addentra in un pezzo di Milano imprevedibile e popolare, chiamato la Storta. Un luogo rimasto “come un secolo, due secoli prima […] un angolo dimenticato, un labirinto di viuzze, anditi, sottopassi, piazzole, scale e scalette dove si annida ancora una densa vita”. Oggi quelle case non esistono più. (Foto di Camilla Fava)
Vicolo del Fossetto, corso Garibaldi 72/74. In "Un amore" il protagonista si addentra in un pezzo di Milano imprevedibile e popolare, chiamato la Storta. Un luogo rimasto “come un secolo, due secoli prima […] un angolo dimenticato, un labirinto di viuzze, anditi, sottopassi, piazzole, scale e scalette dove si annida ancora una densa vita”. Oggi quelle case non esistono più. (Foto di Camilla Fava)
Largo La Foppa. In "Poema a fumetti" Buzzati inventa una fantomatica via Saterna immaginandola come collegamento tra largo La Foppa e via Solferino: un luogo misterioso e perturbante che darebbe accesso ad ambienti a un tempo pericolosi e attraenti. (Foto di Camilla Fava)
L’ex trattoria Bagutta in Via Bagutta, 14. Fu molto frequentata da scrittori, letterati, critici che l’11 novembre del 1926 ebbero l'idea di istituire qui un premio letterario, auto-eleggendosi come giurati. Il Buzzati giornalista, raccontando la storia del Premio in un articolo del 1956, "L’incredibile Milano in cui nacque Bagutta", esclude ogni riferimento alla guerra e alla distruzione della città. Il Ristorante Bagutta oggi non c’è più. (Foto di Camilla Fava)