Leadership communication

La comunicazione dei leader è il tema del Dialogo del CERC fra Luca Quaratino, Università IULM, e Lucia Italia, Brembo.

 Una doppia prospettiva, accademica e professionale, su un ambito cruciale per la comunicazione interna.


L’opinione di Luca Quaratino, Docente di Organizzazione d'impresa e gestione delle risorse umane, Università IULM

Nel 1938 veniva pubblicato The Functions of the Executive, uno dei testi fondativi della teoria organizzativa e manageriale, in cui la l’autore Chester Barnard indicava tre ingredienti indispensabili affinché un’organizzazione nasca e prosperi secondo criteri di efficacia ed efficienza: la comunicazione, la propensione a cooperare e il fine comune. L’idea è che la responsabilità cruciale di ogni manager consista nel presidiare queste tre funzioni, con una particolare attenzione alla comunicazione, probabilmente la più strategica delle tre nell’azione di organizzare.

A distanza di quasi un secolo e alla luce di profonde trasformazioni dei contesti competitivi, delle tecnologie e delle modalità di partecipazione delle persone al lavoro, il pensiero di Barnard risulta di stringente attualità. Di fronte ad ambienti sempre più incerti, variabili e imprevedibili, le organizzazioni sono sollecitate ad attivare processi di adattamento continuo, ideando e implementando cambiamenti sempre più frequenti a livello di strategia di business, di processi organizzativi e di competenze delle persone. Se la chiave principale di lettura delle organizzazioni odierne diventa quella del cambiamento continuo, allora risulta essenziale mettere a fuoco quale ruolo può giocare la leadership di un’impresa sul versante della comunicazione, intesa come leva di accompagnamento di tale più ampio processo.

Emergono in questo senso tre aspetti cruciali. In primo luogo, la capacità di ascolto costante e capillare dei segnali più o meno formali che risalgono bottom-up la gerarchia organizzativa, dato che è nei processi operativi o in front-line che prima si intuisce la direzione di un possibile cambiamento: un vertice che sa stare in ascolto. In secondo luogo, l’impegno a lavorare sul processo di sensemaking di fronte ai quadri di incertezza emergenti, azione essenziale per offrire un’interpretazione plausibile alle persone e orientare con efficacia il loro agire quotidiano: un vertice che indica la strada. In terzo luogo, l’autenticità e la trasparenza, elementi indispensabili per costruire un capitale di fiducia relazionale che dovrà essere messo in gioco ogniqualvolta si chiederà alle persone di affrontare sentieri inesplorati: un vertice di cui ci si può fidare.

Per questo insieme di ragioni, la comunicazione da parte della leadership aziendale e di chi la accompagna in questo processo, è chiamata sempre più a essere coerente, trasparente, vicina alle persone e continua nel tempo.


L’opinione di Italia Lucia, Internal Communications Manager, Brembo

La leadership communication, intesa come la comunicazione interna a supporto del management, rappresenta un importante asset per la valorizzazione della cultura organizzativa e dunque per il successo aziendale, in termini di trasmissione di senso, coinvolgimento di collaboratrici e collaboratori e immagine rimandata esternamente.

Ma cosa intendiamo con cultura organizzativa? La definizione più consolidata è quella di E. Schein che parla di un insieme di assunti che un certo gruppo ha inventato, scoperto o sviluppato mentre imparava ad affrontare i problemi legati al suo adattamento esterno o interno, e che hanno funzionato in modo tale da essere considerati validi e quindi degni di essere insegnati ai nuovi membri come il modo corretto di percepire, pensare e sentire in relazione a tali problemi.

 Ci riferiamo quindi ai valori, alle norme e ai comportamenti condivisi all'interno di un’azienda, che ne restituiscono la modalità con cui agisce e interagisce all’interno e all’esterno. Cultura organizzativa è il suo DNA, ciò che la rende unica e riconoscibile.

È tuttavia importante che un’azienda rifugga il rischio di ripiegamento su se stessa. Ce lo ricorda J. Turner, che parla dell'ambivalenza della cultura organizzativa, la quale da una parte favorisce la coesione di un gruppo di lavoro, ma dall'altra può portare un’azienda a non riconoscere ostacoli e opportunità dall’esterno.

Chi può garantire l’equilibrio tra stabilità e mobilità è dunque la leadership di un’organizzazione, come custode del DNA dell’azienda e come interprete attivo dei cambiamenti. Per questo risulta centrale la leadership communication, per conferire valore alla cultura organizzativa. È grazie alla leadership communication che la cultura di un’azienda può passare dall’invisibile al visibile, mediante la predisposizione di contesti, canali e flussi adeguati.

“La tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri”, diceva Gustav Mahler. Qui risiede quindi la sfida della leadership communication: nell’imbastire un equilibrio tra la diffusione dei valori dell’azienda e l’agilità nell’ascolto continuo. Sfida ancora più significativa oggi verso le nuove generazioni, desiderose di un senso di scopo, di riconoscere il contributo individuale e di essere al centro di una comunicazione bidirezionale.

La leadership communication così accuratamente presidiata rappresenta quindi un potente moltiplicatore della cultura organizzativa, consentendo di informare ma anche ispirare, motivare e guidare.