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Call for papers
Revue : InterArtes, n° 71, 2025
Diretta da : Laura Brignoli, Silvia Zangrandi
Dipartimento di « Studi Umanistici »
Università IULM - Milano
Faust, mito della modernità
Il mito è un’entità viva, che si sviluppa e cresce accogliendo interpretazioni suggestioni, riletture, in quella che, come dice Hans Blumenberg, è una vera e propria epigenesi. E le molteplici forme della narrazione, tipiche della modernità, si nutrono del mito e lo rigenerano continuamente, riscrivendolo, a seconda delle epoche, in un’ottica che può essere e religiosa, sociale, estetica, politica o pop, fino ad arrivare al post-moderno.
Il mito di Faust è il mito moderno, quello che più risponde a queste caratteristiche. Un mito che dà corpo ai conflitti dell’umanità contemporanea, dibattuta tra ambizione e senso di colpa, tra fede nel progresso e autodistruzione, tra la consapevolezza del proprio limite e il sogno di superare ogni confine, tra la critica all’ordine sociale e il terrore di confrontarsi con la natura, tra la fiducia nella potenza della tecnologia e l’inquietudine di fronte alle intelligenze artificiali.
Figura emblematica che incarna l’ambizione umana, il desiderio di conoscenza e il prezzo del potere, il mito di Faust ha attraversato i secoli adattandosi a contesti storici, culturali e letterari diversi e conoscendo, di fatto, tre grandi fasi trasformative: la fase primitiva di formazione del mito, la fase romantica di esaltazione del personaggio, la fase novecentesca e contemporanea, più complessa.
A differenza di altri miti, scaturiti da leggende popolari tramandate oralmente, esso ha alla sua origine una figura realmente esistita nel XVI secolo, l’astrologo e negromante Faust, personaggio pittoresco le cui azioni si situano a cavallo fra la magia e la ciarlataneria illusionistica. Trasformato dalle leggende popolari tedesche del XVI secolo, nel periodo della Riforma Protestante ha assunto l’aura sulfurea che lo caratterizza, per poi approdare nella letteratura grazie all’opera di Marlowe, che lo ha reso celebre. Il personaggio ha raggiunto il suo apice con il Faust goethiano: la prima parte del 1808, la seconda del 1832, trasformano il mito in un’epopea universale che esplora la tensione tra aspirazioni personali e limiti morali, offrendo una visione complessa e profonda dell’umanità.
In epoca romantica avviene una prima trasformazione del Faust primitivo: da marginale, inizialmente sottoposto al giudizio moralista, diventerà un eroe dal destino tragico ma esaltante. Gli autori dell’Ottocento gli affiancheranno una compagna (Margherita, o Elena) di pari importanza, che da allora sarà sempre al suo fianco fino talvolta a prendere il sopravvento come figura sacrificale. Dal XX secolo, il mito di Faust moltiplica le riscritture e le rimediazioni.
L’area tedesca è stata la culla del mito: a partire da quel fortunatissimo romanzo in prosa Historia von Doktor Johann Fausten dello stampatore Johann Spies del 1587 la vicenda di Faust attraversa i secoli per diventare materia del mito permeabile ai luoghi geografici e alle tradizioni culturali. Certamente dal Settecento, con Lessing, Klinger e con i Faust goethiani, la vicenda, pur assumendo caratteristiche tedesche, si delinea sempre più come mito moderno dell’Occidente. Goethe con il suo Faust ha svolto un ruolo decisivo nella trasformazione del mito; ha ridefinito la figura della tradizione concedendole aspetti universali e rendendolo simbolo della modernità. La figura di Faust, che in Goethe naviga su orizzonti geografici e temporali lontanissimi fra di loro, ha permesso da qui in poi ulteriori metamorfosi. Nel Novecento si è intrecciata con i temi nazionali e con quelli della violenza (Hochhut), con la storia tedesca (Thomas Mann e Brecht) per arrivare a testi drammatici contemporanei. Il Doktor Hoechst di Robert Menasse (2009) ha contribuito, come dice Francesco Rossi, non a una reinterpretazione del mito faustiano, quanto piuttosto a una interpretazione faustiana della contemporaneità.
In Francia echi faustiani si ritrovano in Victor Hugo, Théophile Gautier, George Sand, Balzac, Villiers de l'Isle-Adam, Flaubert, ma è soprattutto nel secolo successivo che si avranno gli esempi più compiuti, con le opere di Jarry, Ghelderode, Mac Orlan, Valéry, Giono per citare solo i nomi più noti e tralasciando in questo elenco le opere parodistiche, che potrebbero ugualmente essere oggetto di indagine. Il Faust di Goethe in Italia ha dato vita a due opposte reazioni: da un lato chi lo rigetta come opera esteticamente e moralmente inaccettabile; dall’altro chi lo legge e lo riscrive e lo reinventa (cfr. De Michelis 2017): autori del calibro di D’Annunzio, Papini, Pascoli, Landolfi, Celli, Pagliarani, Sanguineti e Scabia hanno fornito la loro rilettura. Ma diversi mitemi (il patto, o la figura di Mefistofele) hanno variamente popolato le opere di diversi scrittori della penisola, così come la letteratura inglese che, oltre all'opera fondativa esplicitamente dedicata a Faust da Christopher Marlowe, presenta numerose figure prometeiche e sataniche riconducibili a quella del mitico alchimista tedesco, in primis nelle vesti dell'eroe-villain, dal Lovelace di Richardson ai personaggi dei romanzi gotici di Lewis, Maturin, Radcliffe. Impregnato di questa tradizione, il mito di Faust trasmigra e si trasforma nel romance gotico della letteratura americana, da Brockden Brown a Hawthorne che, in The Scarlet Letter, non a caso definito "a Puritan Faust", trasporta il patto con il diavolo in un contesto puritano, fino a Melville e Twain. La hybris si incarna pienamente nel capitano Ahab e persino, a detta di Leslie Fiedler, nel protagonista di Huckleberry Finn, che preferisce finire all’inferno piuttosto che riportare lo schiavo al suo padrone. Sempre secondo Fiedler, il filone gotico attraversato dal mito di Faust si estende nella letteratura americana per tutto il Novecento, da William Faulkner fino a Truman Capote.
Gli esempi qui forniti non esauriscono certo la proliferazione del mito faustiano, anzi la sua rielaborazione percorre altre letterature europee e non, e si apre alla riflessione in ambito musicale, artistico, cinematografico. Il mito di Faust ha ispirato musicisti (da Berlioz, Schumann e Gounod a Boito e Busoni), registi (da Murnau a Brian De Palma fino a Sokurov), pittori e persino scultori. In queste opere la figura di Faust dialoga con le tematiche centrali della modernità: la scienza e la tecnologia, il potere e l’etica, la ricerca dell’assoluto e i compromessi della realtà.
Inoltre, il mito di Faust non si ferma alla tradizione europea. Esso ha ispirato scrittori, artisti e pensatori in tutto il mondo, spesso assumendo connotazioni nuove e inaspettate. Dalle reinterpretazioni teatrali in Asia alle narrazioni postcoloniali in Africa, fino alle rivisitazioni postmoderne nei media digitali, Faust si presta a una molteplicità di letture. È stato un simbolo di ribellione, di perdizione e di redenzione, diventando una lente attraverso cui osservare i cambiamenti della società, della filosofia e dell’arte.
La rivista di letteratura INTERARTES invita alla sottomissione di articoli per un numero speciale dedicato al tema “Faust, mito della modernità”, con l’obiettivo di esplorare lo sviluppo di una figura cardine della cultura occidentale che non accenna a interrompere il dialogo con il presente.
Le proposte potranno indagare il meccanismo di rigenerazione della leggenda, sia per l’interpretazione, che in termini di media, esplorando non solo la letteratura, ma anche la musica, l’arte, il cinema, il fumetto o la narrazione digitale.
Gli articoli e le proposte, a solo titolo esemplificativo, possono riguardare:
- Trasformazioni, riadattamenti e riscritture del mito fra Novecento e contemporaneità.
- Rimediazioni (ad esempio in ambito musicale, cinematografico o nel fumetto).
- Reinterpretazioni e riletture alla luce di questioni contemporanee come tecnologia, ecologia e globalizzazione.
- Parodie
I temi di cui è composto il mito sono declinati con accenti diversi nelle diverse epoche di sviluppo del mito
- la stregoneria
- i pericoli della conoscenza
- la smania di potere
- il desiderio di eterna giovinezza e il suo contraltare, il timore della vecchiaia
- il fascino del male
- l’individualismo
- il superamento dei limiti
Modalità
I testi proposti, che avranno un impianto teorico o analitico con premesse teoriche, devono essere inediti e redatti in word, nel rispetto delle norme editoriali della rivista, pubblicate sul sito e saranno sottoposti a valutazione in doppio cieco.
Lingue accettate: italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo.
Gli articoli vanno inviati, accompagnati da una breve notizia bio-bibliografica, entro il 30 luglio 2025 all’indirizzo: interartes@iulm.it
Bibliografia essenziale di riferimento:
Ida DE MICHELIS (2017), Il viaggio di Faust in Italia. Percorsi di ricezione di un mito moderno, Viella, Roma.
Hans-Joachim KREUTZER (2003), Faust. Mythos und Musik, Beck, München.
Franco MORETTI (1995), Opere mondo. Saggio sulla forma epica dal Faust a Cent'anni di solitudine, Einaudi, Milano.
Paolo ORVIETO (2006), Il mito di Faust. L’uomo, Dio, il diavolo, Salerno editrice, Roma.
Francesco ROSSI (2023), Memoria storica, memoria letteraria e critica del presente nel Doktor Hoechst di Robert Menasse, Caietele Echinox, 44, pp. 308-321.
Ludger SCHERER (2001), “Faust” in der Tradition der Moderne: Studien zur Variation eines Themas bei Paul Valéry, Michel de Ghelderode, Michel Butor und Edoardo Sanguineti : mit einem Prolog zur Thematologie, Peter Lang, Frankfurt am Main.
John William SMEED (1975), Faust in Literature, Offord University Press, London-New York-Toronto.
Ian WATT (1998), Miti dell’individualismo moderno. Faust, don Chisciotte, don Giovanni, Robinson Crusoe, Donzelli, Roma.
Luca ZENOBI (2013), Faust. Il mito dalla tradizione orale al post-pop, Carocci, Roma.
1 Il n. 6 della rivista sarà un numero speciale.
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