In memoria di Luciano Duò

08 settembre 2016
Il Professor Giovanetti ricorda Luciano Duò, uomo di profonda cultura, editore di riferimento e amico prezioso della IULM.


Luciano Duò
(21 settembre 1954-11 agosto 2016)

Luciano Duò era un grande amico della IULM. Lui però l’ha sempre chiamata lo IULM, com’è ancora abitudine di tanti del resto. Ma Luciano aveva ottime ragioni per farlo: immatricolatosi all’Istituto universitario di lingue moderne nel 1973, aveva presto fondato la nostra prima cooperativa universitaria, e da allora aveva sempre lavorato per e con noi. Non si era mai laureato, peraltro. Ci scherzava sopra, diceva di attendersi una laurea odoris causa. Eppure era stato un promettente slavista, uno che aveva studiato con Serena Vitale e a Mosca aveva conosciuto Viktor Šklovskij. 

E’ stato prima il nostro libraio, poi soprattutto, per trent’anni, l’editore di riferimento. Nel 1985 pubblicò uno strano libro di poesie e racconti che si intitolava Arcipelago, scritto un po’ da studenti un po’ da professori; e da allora la ‘sua’ casa editrice si è chiamata Arcipelago. No, mi sbaglio, non era sua la casa editrice. Fino al 2012, il vero punto di forza di Arcipelago era stata l'amatissima moglie, Marisa Chiani. Non solo lei era ufficialmente la titolare, la curatrice delle grafiche e delle copertine, ma era quella che  arginava Luciano, che teneva sotto controllo certi suoi avventurismi editoriali. 

Uomo generosissimo, non sapeva dire di no, come capita ai troppo buoni. Quasi tutti noi docenti siamo in debito con Arcipelago; io sicuramente più di altri. Una cosa non ho mai detto a Luciano, e vorrei invece che adesso la sentisse. Lui, “il Luciano dell’Arcipelago”, senza laurea e senza mai un’ombra di spocchia culturalistica, era un vero intellettuale, un uomo di cultura. Un giorno, me lo auguro, qualcuno si prenderà la briga di sfogliare sistematicamente il suo e di Marisa catalogo: e ci scoprirà perle di sapere accademico, di letteratura viva, persino di poesia, che lui capiva e assecondava. Con curiosità e disponibilità massima, come solo gli uomini di cultura sanno fare.
 

Paolo Giovannetti