La voce mediatizzata

Data pubblicazione 25 ottobre 2016 - Data evento
Giovedì 27/10, alle 10, in Sala dei 146, studiosi di diverse discipline si riuniscono per riflettere su come la mediazione tecnologica agisca sullo strumento naturale per eccellenza: la voce.

Se si volesse  intendere la voce come uno strumento, al pari di un violino o un sintetizzatore, allora la voce potrebbe essere inteso come lo strumento naturale per eccellenza, il soggetto stesso, il sé, in forma sonora. Tuttavia, la voce è anche lo strumento più soggetto a ogni tipo di mediazione tecnologica e culturale: microfonazione, filtraggio, alterazione, deformazione, amplificazione, compressione, dislocazione; nella musica, nel teatro, nel cinema, nei vari formati audiovisivi; nella radio, nella televisione, nel web; nelle arti, nei media, nei sistemi di comunicazione.

Da simili riflessioni prende avvio il progetto di ricerca e giornata di studi dal titolo “La voce mediatizzata”, che giovedì 27 ottobre, alle ore 10 in Sala dei 146, riunirà studiosi di diverse discipline (sociologia, estetica, filmologia, letterature comparate, studi sul teatro, musicologia), operanti con approcci differenti, intorno alla questione sul modo in cui la mediazione tecnologica – la mediatizzazione – agisce sulla voce, con effetti svariati di straniamento o (iper)realismo, ibridazione o purificazione, trasparenza o stratificazione, conferma o critica, strutturazione o decostruzione, isolamento o comunione, contenimento o sfogo, enfasi potenziamento sovraccarico oppure sottrazione spoliazione annichilazione.

A differenza di altre cose che vengono mediatizzate, la voce, così come un volto umano o un gesto corporeo, conserva sempre un fondo irriducibile di realtà naturale, non protesica. Mentre un violino o un sintetizzatore, una pergamena o uno smartphone sono oggetti parimenti artificiali, la voce tecnologica è inesauribilmente ibrida, anfibia. Il fuoco specifico della ricerca sono dunque i modi in cui avviene, e i risultati che produce, la mediazione tecnologica di un oggetto irriducibilmente non-tecnologico.

La cultura contemporanea, la cosiddetta civiltà dell'immagine, in verità difficilmente e raramente rinuncia alla voce. Soltanto, in quanto cultura tecnologica, la mediatizza: da strumento naturale che è, la rende artificiale. Per provocazione si potrebbe quasi affermare che ogni oggetto mediale visuale è un oggetto vocale. Più propriamente, la mediatizzazione della voce evidenzia la sensorialità molteplice, ambigua dell'esperienza umana. Proprio da qui scaturisce quindi la necessità di integrare le analisi uni-disciplinari in una prospettiva trasversale, complessa, sfumata.

Programma:

Saluti istituzionali: 10.00 - 10.15

Sessione mattutina: 10.15-13-30

Modera: Valentina Garavaglia (IULM)

Intervengono:

  • Antonio Pizzo (Università di Torino), La drammaturgia dell'urlo. Voce medializzata nel lavoro di Marcel·lì Antunez Roca
    Stefano Lombardi Vallauri (Università IULM, Milano), Intimità remota, empatia mediata. Che cos'è e cosa comunica la voce nella canzone popolare prodotta tecnologicamente

- Coffe Break -

  • Giacomo Albert (Università di Torino), La composizione dell'immagine vocale: l'urlo nel cinema mainstream e nella videoarte
  • Francesco Finocchiaro (Universität Wien), Il cinema parlante. Spunti per una drammaturgia della voce da Fritz Lang a Terrence Malick

- Pausa pranzo - 

Sessione pomeridiana: 15.00-18.15

Modera: Marida Rizzuti (IULM)
Intervengono:

  • Fabio Vittorini (IULM), Decostruzione dell'identità nel racconto cinematografico: disoriginamento, dissociazione e moltiplicazione
  • Mimmo Gianneri (IULM), La voce della canzone nel cinema contemporaneo di ambientazione partenopea

- Coffe Break -

  • Claudio Rizzoni (Fondazione Cini, Venezia), Dalla voce di questua al “cantico” pop. Il canto rituale per la Madonna dell'Arco (Napoli) fra orizzonti simbolici tradizionali e innovazioni formali
  • Paolo Magaudda (Università di Padova), Media, tecnologie e culture nella storia della digitalizzazione del suono e della voce

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